629 esseri umani e una gabbia. Al Nuovo Teatro Sanità di Napoli il dramma di chi spera in una vita migliore

di Anita Laudando 01/10/2019 ARTE E SPETTACOLO
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Muoio davvero oggi? Muoio a un solo passo dal futuro. Annego-

Migranti, rifugiati, profughi, richiedenti asilo. Le autorità competenti decidono. I fotografi immortalano. 

I giovani attori del Nuovo Teatro Sanità di Napoli interpretano e Le Catacombe di San Gennaro ospitano. Anzi accolgono, da sempre, come ci spiegano le guide della Cooperativa Sociale La Paranza. Sono grandi cittadini questi ragazzi, che da più di 10 anni si battono per la valorizzazione artistica e culturale del rione Sanità. Non ci meraviglia che siano loro a condurre il pubblico verso la prigione scenica pensata da Mario Gelardi, direttore artistico del collettivo NTS’, ovvero di ciò che è stato giustamente definito “il miracolo della Sanità”.

La drammaturgia unisce 20 autori, italiani, greci, spagnoli, ma il linguaggio è sempre diretto visto che siamo in gabbia e lo spettatore crede di essere libero, perché tanto il teatro è solo una finzione. Idee semplici, in linea con le avanguardie teatrali, ma ben calibrate sulla profonda umanità del racconto, dei racconti anzi. I testi scelti offrono punti di vista diversi, ruotano intono alle vicende individuali di chi ha subìto, di chi ha lottato, di chi ha scampato o di chi ha contribuito, senza saperlo, ad episodi gravi come la permanenza in mare per oltre un mese, nel giugno 2018, della nave di soccorso umanitario Aquarius della Ong Medici Senza Frontiere. A bordo 629 esseri umani, tanti quanti erano i deputati della Repubblica Italiana responsabili di aver negato loro il permesso di sbarcare nei porti italiani.

Singolare coincidenza spiegata e dispiegata con la delicatezza dovuta a uomini coscienti che nessuno piangerà per loro, perché “nessuno saprà di doverlo fare”. Che sia sabbia o salsedine, deserto o mare, non importa, gli interpreti tutti, ognuno con preparazione e talenti diversi, riempiono di spessore i silenzi della disperazione. “Quando dicono che sono morte 1000 persone in realtà sono morte 3000, i numeri sono sempre una bugia. Tu sei lì e non li puoi salvare tutti. Donne al centro con le gambe bruciate e i bambini in braccio”.

 Il corpo scenico è un’unica anima. Veri artisti, vere sensibilità che Riccardo Ciccarelli sembra raccogliere in un gigantesco muscolo di energia, ovvero il cuore di chi cerca ancora la speranza. Con chiusa sincera, l’attore si esprime in napoletano affinché tutti possano vederlo “come uno straniero ma non come un estraneo”, mentre i suoi nervi toccano lo spettatore commosso ma anche l’essenza di una questione che rende ognuno di noi complice e partecipe del destino dell’umanità.

Anita Laudando

 

Un progetto di Mario Gelardi
testi spagnoli di Marta Buchaca, Jordi Casanovas, Guillem Clua, Josep Maria Miró, Pau Miró, Pere Riera, Mercè Sàrrias, Victoria Szpunberg, Joan Yago
traduzione Alessio Arena
testi greci di Yannis Papazoglou, Peny Fylaktaki, Tsimaras Tzanatos
traduzione Giorgia Karvunaki
testi italiani di Emanuele Aldovrandi, Alessio Arena, Tino Caspanello, Mario Gelardi, Domenico Loddo, Fabio Pisano
con Vincenzo Antonucci, Alessio Arena, Simone Borrelli, Ciro Burzo, Riccardo Ciccarelli, Mariano Coletti, Arianna Cozzi, Germana Di Marino, Carlo Geltrude, Anna De Stefano, Gennaro Maresca, Davide Mazzella, Enrico Pacini, Alessandro Palladino, Chiarastella Sorrentino, Chiara Vitiello
regia Mario Gelardi
aiuto regia Davide Meraviglia
drammaturgia scenica Costantino Raimondi
musica Tommy Grieco
costumi Alessandra Gaudioso
luci Alessandro Messina
produzione Nuovo Teatro Sanità
si ringrazia Barcelona Playwrights

 


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